Abstract

La grande storia è scritta sui libri, la possiamo conoscere e studiare. Ma la vita di tutti i giorni, i piccoli-grandi accadimenti legati all’esistenza delle persone comuni, dove li troviamo? Come possiamo scoprire l’immenso patrimonio di fatti quotidiani, di vite solo in apparenza minori, il lavoro della gente? Come avere – e a nostra volta trasmettere – la memoria delle generazioni che ci hanno preceduto? Come conoscere la storia del luogo nel quale siamo nati, i suoi usi, le tradizioni? Come trovare le nostre radici, la nostra identità più genuina? “Un paese vuol dire non esser soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti” ha scritto Cesare Pavese. Questo è lo spirito che mi ha spinto nell’avventura di voler cercare le tracce che i miei avi hanno lasciato nella storia e nel passato del mio paese. In archivi e biblioteche, i luoghi per antonomasia custodi della memoria, ho iniziato la mia ricerca per ritrovare innanzitutto informazioni legate all’origine della mia famiglia. Partendo dai nostri giorni e andando a ritroso nel tempo, ho raccolto una mole significativa di informazioni e materiali che mi hanno permesso di arrivare al Quindicesimo secolo e raccogliere notizie su diciannove generazioni di Muraro. Per quasi un decennio ho cercato, letto e trascritto testimonianze, manoscritti, documenti e notizie riguardanti Castello Tesino. La mia ricerca è partita dal paese e dai suoi archivi ma, a macchia d’olio, ho consultato documenti conservati in archivi, biblioteche e istituzioni culturali appartenenti ad un’area geografica sempre più vasta: dal Tesino alla Valsugana, da Trento a Feltre, da Venezia a Roma e Innsbruck. Sotto la lente d’ingrandimento del tempo ho guardato alla storia del mio paese per ottocento anni (di qui il titolo del mio lavoro): dal 1177, data del documento più antico finora ritrovato, all’inizio del XX secolo.