Le mie guerre
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Le mie guerre
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Quando abbiamo letto il dattiloscritto originale non abbiamo avuto dubbi sull’opportunità di dare a tutti la possibilità di conoscere una figura così decisiva nella storia recente di questo lembo del Trentino, per una serie di motivi. In primo luogo ci ha colpito questa figura austera e un po’ rude di vecchio imprenditore che alle soglie dei settant’anni rispolvera il piacere della scrittura per “ricordare” e “insegnare”: sì perché gli scritti di Zanghellini, siano essi in prosa o in poesia, corrispondono all’urgenza di lasciare una testimonianza storica, sociale, politica ma anche pedagogica quando svelano il denominatore comune della vita dell’autore: il lavoro come unica via di riscatto e di libertà. È il principio che Zanghellini ha adottato come scudo contro le grandi avversità private e collettive che hanno costellato la sua lunga esistenza. Leggete, al riguardo, cosa scrive in una parte delle memorie non comprese in questo libro. Siamo nel 1963 e Zanghellini ha 72 anni: “Così io ho ultimato la mia vita di imprenditore ma non sono contento. Avrei bramato continuare la mia attività perché mi sento ancora giovane e perché ho sempre amato il lavoro e il lavoro era la mia vita. Ho ceduto l’impresa perché vedevo quanto i miei figli desiderassero lavorare indipendenti e affrontare da soli le incognite del lavoro nella vita, ansiosi di farsi da sé una posizione come deve essere orgoglioso intendimento di ogni uomo a questo mondo. In ogni modo so di lasciare ai miei figli un patrimonio molto maggiore della ricchezza: un’impresa avviata, stimata e onorata. Ovunque essi vadano per i paesi delle valli del Trentino o nelle regioni limitrofe, nel mio nome essi troveranno ovunque le porte aperte e una buona accoglienza. E questo ha un valore ben più grande della ricchezza”.
Non è stata un’esistenza ordinaria quella di Carlo Zanghellini, e qui arriviamo al secondo motivo di questa pubblicazione. Dai primi anni di vita, iniziata il 9 maggio 1891 nella famiglia del falegname Antonio e di Marina Paoletto, Carlo è stato acuto osservatore e testimone del proprio tempo e il tempo che ha vissuto è stato segnato da due guerre mondiali, dalla ricostruzione, dall’avvento del Fascismo e da tanti piccoli fatti, nomi, circostanze che insieme costituiscono un passato che merita di essere riscoperto e di cui dobbiamo riappropriarci per sentirci parte di una comunità e per riconoscere, quando lo incontriamo per strada, il profugo, il derelitto, il povero, il perseguitato che siamo stati un tempo.
Potremmo proseguire a lungo ma ci fermiamo con un ultima considerazione. Carlo Zanghellini, lo leggerete nel libro, ha contribuito in maniera determinante alla ricostruzione di Strigno attraverso la fondazione di una cooperativa artigiana, è stato segretario generale della Lega delle cooperative di lavoro della Venezia Tridentina, comandante dei vigili del fuoco, consigliere dell’istituto provinciale incendi, della scuola edili, dell’associazione degli industriali, consigliere comunale. In buona sostanza è stato un uomo che ha vissuto da protagonista nella propria comunità e come tale va ricordato in un’epoca in cui il tempo e la disponibilità che sappiamo dedicare agli altri sono sempre minori.
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