Il borgo di Strigno
Metadati
Titolo
Il borgo di Strigno
Sottotitolo
Storia, arte e devozione
Autore/curatore
Editore
Abstract
Strigno, abitato antico ed importante, viene raccontato da Vittorio Fabris in questo volume: ricchissimo di notizie e di novità, accurato, ben illustrato con immagini storiche e con molte riprese originali, e puntigliosamente documentato. La copertina è, da sola, un documento: la veduta del paese dipinta dal veneto Pietro Marchioretto verso il 1816 mostra Strigno dominato dalla mole gotica della Parrocchiale con le ripide falde del tetto, affiancata da un altissimo campanile; mentre quest’ultimo si è conservato intatto, la chiesa vecchia fu demolita nel 1827 per lasciare il posto a un edificio sacro nuovo di forme classicheggianti, quello attuale. Che conserva però molte testimonianze d’arte provenienti dalla chiesa precedente; e che fra le due guerre mondiali venne ampiamente decorato da Anton Sebastian Fasal con un ciclo di dipinti murali degni di attenzione. Ma l’attenzione (e il rispetto) verso la pittura religiosa del Novecento nelle chiese è frutto di una sensibilità relativamente recente; dopo che molti decori negli anni Sessanta e, in parte, anche Settanta furono cancellati perché si riteneva che fossero “brutti” e che appesantissero gli interni. Questo accadde nella chiesa di Strigno, altrove in Valsugana e nel territorio trentino: in genere non senza il benestare della Soprintendenza statale. Fra le opere che dall’edificio antico passarono in quello ottocentesco due meritano particolare attenzione: la pala dell’Immacolata, dipinta nel 1587 da Paolo Naurizio riprendendo fedelmente un’incisione di Albrecht Dürer del 1514, e la scultura settecentesca del Marchiori. Originario del Bellunese, Giovanni Marchiori (1696 - 1778) è uno dei migliori scultori veneti del suo tempo; la sua Pietà venne realizzata per Strigno, utilizzando il marmo di Carrara, quando abitava a Venezia. Non sappiamo purtroppo chi, sulla metà del Settecento, abbia donato un’opera di tale qualità alla chiesa. Un’altra chiesa si trova a Strigno, un poco appartata e poco conosciuta: è la “Chiesa di Loreto”, che all’interno replica le forme della Santa Casa conservata nel celebre santuario mariano situato presso Ancona; in modo simile a quanto nella stessa epoca, la metà del Seicento, accadde a Madruzzo, presso Calavino. Molto interessanti sono i confronti che l’Autore istituisce fra le due chiesette e i rapporti che osserva con il celebre e normativo modello originario a Loreto. L’attenzione di Vittorio Fabris si estende, con estrema attenzione a tutto il paese e anche ai suoi dintorni di montagna. Ogni edificio di qualche interesse viene descritto. Fra l’altro Palazzo Weiss conserva entro una nicchia all’esterno una preziosa testimonianza della pittura veneta rinascimentale, un delicato San Sebastiano, la cui qualità non cede a fronte di quella di un grande pittore veneziano come Bartolomeo Vivarini. L’attenzione dell’Autore si sofferma anche sulla lapide commemorativa (posta sulla casa natale) che la gente di Strigno dedicò al giovane talento artistico Albano Tomaselli, morto prematuramente di vaiolo nel 1856... “abile pittore di storia, tutto bizzarie, fervori, speranze, rapito di soli 23 anni all’arte ed alla gloria in Firenze...”. Un paese, Strigno, che soffrì molto nella Grande Guerra, quando venne gravemente danneggiato dai bombardamenti e dagli incendi; anche di questo rimane nel libro memoria in immagini fotografiche impressionanti, del tutto simili a quelle di tanti altri centri abitati della Valsugana e dei territori trentini prossimi al fronte.